Se il bambino non ha fretta di nascere…

Hai superato le 40 settimane di gravidanza e quindi la data presunta del parto, ma il tuo bambino sembra proprio non abbia nessuna voglia di nascere. L’inizio del travaglio tarda ad arrivare e quindi i controlli medici si intensificano, perchè dopo la 40 settimana di gravidanza la placenta, comincia ad “invecchiare” e potrebbe non garantire più al bambino i giusti nutrimenti o l’ossigenazione. Inoltre, il bambino crescendo troppo, potrebbe rendere necessario un taglio cesareo. Il parto indotto è utilizzato se il periodo di gestazione ha superato le 41-42 settimane di gestazione senza avere avuto avvisaglie di inizio spontaneo del travaglio. Indurre il travaglio potrebbe essere un procedimento molto lungo e a volte psicologicamente difficile da affrontare.
Le altre situazioni che rendono necessaria l’induzione al parto sono:
– se si è verificata la rottura del sacco amniotico (rottura delle acque) e nel giro di 12-24 ore il travaglio non è ancora iniziato spontaneamente. L’induzione in questo caso serve a ridurre il rischio di infezioni all’utero e al bambino.
– gli esami evidenziano che la placenta non funziona più in modo corretto, si ha poco liquido amniotico o il bambino non cresce come dovrebbe.
– è sopraggiunta una preeclampsia tale da mettere in pericolo la mamma e da ridurre il flusso di sangue al bambino.
-quando la mamma soffre di alcune patologie come diabete o ipertensione o di alcune malattie acute o croniche.

Le tecniche usate per indurre il travaglio, variano in base alle condizioni della cervice. Se è ancora immatura e quindi non ancora pronta per il travaglio, non dilatata e non ammorbidita, allora il medico generalmente ricorre all’uso di ormoni per farla maturare:
le protaglandine: è una sostanza presente in natura e capace di avviare il travaglio. Si usa se il travaglio deve essere indotto ma la cervice non è pronta. Si una più frequentemente un gel a base di questa sostanza che viene introdotto in vagina capace di favorire la dilatazione del collo dell’utero. Il travaglio di norma inizia poco dopo la somministrazione e il parto di solito è più veloce rispetto a un parto naturale.
catetere di foley: è un catetere dotato di un palloncino che viene inserito nella cervice e successivamente gonfiato con soluzione fisiologica. Facendo pressione sul collo dell’utero dall’interno, simulando la testa del bambino, il palloncino dovrebbe favorire il rilascio di prostaglandine che fanno aprire ed ammorbidire la cervice, avviando quindi il travaglio.
lo scollamento manuale delle membrane: quando la cervice è un pò dilatata, non c’è nessun motivo di indurre il travaglio. Questa manovra eseguita durante una normale visita ginecologica, serve a staccare le menbrane facendo uscire un pò di liquido amniotico. Questa manovra provoca il rilascio delle prostaglandine. Per qualche giorno si prova un pò di dolore dopo questa manovra e compaiono le perdite di muco gelatinoso(tappo mucoso).
rottura delle membrane: chiamata anche amnioressi, è una manovra che consiste nella rottura artificiale delle membrane. Quando la cervice è dilatata di almeno qualche centimentro, il medico può inserire uno strumento di plastica simile ad un uncino che serve a rompere la sacca amniotica. La manovra è indolore e se la cervice è abbastanza matura, potrebbe avviare il travaglio. Se questo non dovesse avvenire, viene somministrata l’ossitocina. Una volta rotte le acque, di solito si cerca di far partorire nelle 12-24 ore successive per evitare il rischio di possibili infezioni.
L’amnioressi non viene praticata di solito se non avviene spontaneamente o se si necessita di accellerare il parto per casi particolari come la sofferenza fetale.
ossitocina: la flebo di ossitocina, induce l’inizio del travaglio e viene lasciata per tutto il parto allo scopo di modulare e regolarizzare l’intensità delle contrazioni. L’ossitocina può essere utile anche durante un travaglio non indotto, se l’intensità delle contrazioni dovesse calmare o addirittura interrompersi.

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foto tratta da buzzle.com

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